Ance in libertà: Concerto del duo ‘Marsia’, 26 gennaio 2019, Teatro Keiros, Roma

Ance in libertà è il nome che si è voluto dare a questo evento, in quanto i protagonisti dello stesso sono due strumenti uniti in un connubio tanto inusuale quanto affascinante: il clarinetto e la fisarmonica. Apparentemente molto diversi tra loro, sono in realtà accomunati dall’ancia, ossia una linguetta messa in vibrazione dall’aria: l’ancia del clarinetto è di canna ed è messa in vibrazione dal soffio dello strumentista, invece le numerose ance della fisarmonica sono di metallo e messe in vibrazione dall’aria sospinta dal mantice. Entrambi gli strumenti sono moderni: il clarinetto, inventato nel XVIII secolo è l’ultimo strumento ad essere entrato nell’orchestra classica, mentre la fisarmonica fu inventata solo nel XIX secolo; essi ben si prestano, tuttavia, a ridare vita con una nuova sonorità a musiche persino antecedenti la loro invenzione. Il programma del concerto intende perseguire proprio questo obiettivo: dopo aver esordito con un brano di Astor Piazzolla, celebre compositore di tango, il percorso si snoda in ordine cronologico attraverso vari periodi musicali, dal barocco al classico ed al romantico, con musiche di Bach, Beethoven, Brahms e Lohse, fino ad arrivare a musiche di compositori viventi, quali Biancamano e Bughetti. È proprio un brano di Bughetti, Unfeeling Tango, a concludere il concerto, quasi a voler chiudere il cerchio aperto con la musica di Piazzolla.

Gli interpreti sono il sottoscritto, Gregorio Maria Paone, e Mario Piluso alla fisarmonica.

Ferdinando Sebastiani, il padre dei clarinettisti.

Oggi vi parlo di un clarinettista e compositore che mi sta particolarmente a cuore, in quanto lo ritengo una pietra miliare nella storia di questo strumento: sto parlando di Ferdinando Sebastiani (1803-1860). L’opera di Sebastiani più conosciuta è il suo Metodo per Clarinetto, pochissimo usato, ma ricco di efficaci spunti didattici e degno di essere riscoperto.
Un altro aspetto interessante che emerge dallo studio di questo personaggio è la capacità compositiva di chi studiava a Napoli, anche degli strumentisti. Ferdinando Sebastiani, in effetti, aveva studiato con uno dei più grandi insegnanti di composizione dell’epoca, Fedele Fenaroli (1730-1818), e, dunque, seppure ebbe una carriera di grande successo come clarinettista, non disdegnava l’arte della composizione, specialmente per il suo neonato strumento, ancora orfano di una letteratura di rilievo.
Aveva, inoltre, studiato clarinetto al Real Collegio di Musica di San Sebastiano con Michele Rupp, clarinettista e direttore del I Reggimento Granatieri e primo clarinetto nelle orchestre del Teatro del Fondo e del Teatro San Carlo.

Perché è così importante Ferdinando Sebastiani? Per tutti gli spunti didattici che piano piano vi spiegherò sul sito; inoltre, per aver scritto delle fantasie d’opera per clarinetto e pianoforte davvero degne di esecuzione, come Un piccolo fioreFantasia sull’opera Semiramide.

Il Clarinetto

Il clarinetto è uno strumento aerofono ad ancia semplice battente. Difficile? Lasciate che vi spieghi meglio. Per cominciare, il clarinetto è uno strumento a fiato: questo vuol dire che, per suonare, ha bisogno di qualcuno che ci soffi dentro. Chiaro? Bene, per l’organologia, cioè la disciplina che studia il funzionamento degli strumenti musicali, questa famiglia di strumenti si chiama famiglia degli aerofoni. Detto questo, il clarinetto per funzionare ha bisogno di un’ancia, cioè una linguetta di canna che, stimolata dal fiato dell’esecutore, vibri e dia origine al suono. Sufficiente? No, ci stiamo dimenticando l’ultima parte della definizione, ossia battente. Dove batte l’ancia? L’ancia batte su una struttura chiamata bocchinobecco. Tra l’ancia e il becco c’è uno spazio che permette all’ancia stessa di vibrare, sollecitata dall’aria dell’esecutore; il movimento oscillatorio dell’ancia tra il labbro dell’esecutore e l’estremità superiore del bocchino, si traduce in un’onda sonora. L’ancia e il bocchino sono tenuti insieme da una struttura chiamata fascetta. Ecco come nasce il suono del clarinetto.

Lo strumento, costruito solitamente in ebano, invece, si divide nelle seguenti parti:

  1. come già accennato, il bocchino;
  2. il barilotto
  3. il pezzo superiore
  4. il pezzo inferiore
  5. la campana, o padiglione.

Qualche immagine sarà certamente di aiuto. Per qualsiasi dubbio, non esitate a contattarmi!

Ancia
Barilotto
Bocchino
Campana
Fascetta
Pezzo superiore

Pezzo inferiore

Benvenuti

Benvenuti a Scuoladiclarinetto.it, il portale che vi guiderà attraverso il meraviglioso mondo del clarinetto. Perché questo strumento? Lascio a voi le parole di un importante musicista e filosofo dell’Ottocento, Raimondo Boucheron.

Questo istromento può dirsi il violino delle musiche militari, essendo quello che meglio vi può supplire, sia per l’agilità di cui è suscettibile, sia per l’estensione e per la bella pienezza del suono atto a farsi udire all’aperto. Il suono del clarinetto (quando sia suscitato da esperte labbra) gareggia colla voce della bellezza, pieno di grazia e di armonia, si associa con tutti gli altri stromenti a fiato, e tutti li abbellisce. Il clarinetto è di varie misure dal clarone o corno bassetto in tono di fa che è il più basso, e (non sapremmo il perchè) ormai fuor d’ uso, al piccolo clarino pure in fa e in sol che è il più acuto. Nelle moderne orchestre i buoni professori omai non adoprano che quello in Bfa o si bemolle colle modificazioni introdottevi dal celebre Muller, e questo si riconosce per lo più preferibile a motivo dei suoni dolci e robusti ad un tempo. Il clarino in la è più cupo, e quello in do è nei tuoni più acuti alquanto aspro e stridulo, sebbene più brillante. Troviamo adoperato da Mozart nella sua gran Messa da Requiem il corno bassetto o clarone in fa, invece del solito clarinetto,
il che dà un effetto magico e sommamente consono alla funerea pompa.

Raimondo Boucheron, Filosofia della Musica, Ricordi, Milano, 1842, p. 40.